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Pubblichiamo una riflessione della consigliera di parità Tiziana Botteon in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne:

Quando si parla al femminile le parole hanno sempre un senso, un significato, un valore.

FEMMINICIDIO

Ogni forma di omicidio commesso nei confronti di una donna o bambina perché donna. Ma non solo, il Femminicidio, termine non neutro, indica in molti casi, l’atto finale di una serie di comportamenti violenti, reiterati nel tempo, ai danni di una donna o di una bambina, che investono la sfera sessuale, fisica, psicologica, economica.
Parola che deriva dall’inglese femicide, coniato fin dal 1801, che indicava genericamente l’omicidio di donne. Femminicido, in italiano, deriva da un termine più antico come femmicidio o feminicidio che indicava genericamente l’uccisione di una donna.
L’antropologa Diana Russel propose la categorizzazione criminologica della parola femminicidio per indicare la differenza tra omicidi di donne per motivi accidentali o occasionali. Nella categoria criminologica del femminicidio rientrano: gli omicidi di donne commessi durante o al termine di una relazione di intimità da parte del partner o ex; gli omicidi da parte di padri, fratelli o altri familiari in danno di figlie, sorelle o altre familiari che rifiutano un matrimonio imposto, o per qualsiasi altro motivo espressione di punizione nei confronti della donna, ovvero di controllo e di possesso; gli omicidi dei clienti o degli sfruttatori in danno delle prostitute; gli omicidi delle vittime di tratta; gli omicidi di donne a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere; di donne, lesbiche, trans e bambine basate sul genere, e quelle situazioni in cui la morte di donne, lesbiche, trans e bambine rappresenta l’esito o la conseguenza di altre forme di violenza o discriminazione di genere (Femicide. The politics of woman killing, 1992, p. 15).
L’antropologa messicana, Marcela Lagarde, ha introdotto il termine feminicidio come: «la forma estrema di violenza di genere contro la donna, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una situazione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine, di sofferenze psichiche e fisiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e all’esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia» (Lagarde y de los Ríos, 2006).
La violenza maschile nei confronti delle donne, quindi, rappresenta l’espressione di una manifestazione di poteri solitamente diseguali. Il corpo, la vita delle donne è stata oggetto di discipline da parte di legislazioni che erano rappresentate al maschile e la potenzialità del maschile di rappresentare tutto è stato qualcosa che ha profondamente influenzato tutte le scienze prima ancora che i linguaggi.

DOSSIER VIMINALE FEMMINICIDI

Ogni anno il Viminale pubblica un dossier sui femminicidi:
PERIODO AGOSTO 2021-2022. I dati riportano 125 donne uccise, in media 1 ogni 3 giorni. Di questi 108 sono stati compiuti in ambito famigliare o affettivo, 68 da partner o ex-partner. Inoltre, dei 319 omicidi volontari compiuti nell’ultimo anno, il 39% del totale delle vittime di omicidio volontario sono donne.
PERIODO AGOSTO 2020-2021. 178 omicidi, 99 in ambito famigliare, di cui 74 femminicidi.
PERIODO AGOSTO 2019-2020. 134 omicidi di cui 95 vittime di femminicidio.
Per gli esperti di questioni di genere i femminicidi non sono causati da una improvvisa perdita di controllo o alla presenza di problematiche psichiatriche degli assassini ma si tratta di casi di omicidi dolosi o preterintenzionali a carattere discriminatorio e di origine patriarcale.
In Italia il femminicidio è stato normato nel 2013 con il Dlgs n. 93.
Nel 2017 è stata istituita dal Senato, una commissione di inchiesta per il femminicidio.
Nel 2019 è stata approvata la legge sul Codice Rosso.

LA VIOLENZA SI MISURA?

https://femminicidioitalia.info/violentometro
Il violentometro è una griglia ordinata in maniera crescente che consente di "misurare" il grado di violenza di genere perpetrata su un individuo. Alle base ci sono gli insulti, a metà lo stalking e, al termine, la violenza fisica fino all'omicidio.
È uno strumento importante che porta alla comprensione e all'autoconsapevolezza. La lettura stimola anche la sensibilità di chi è vicino a persone che si trovano in condizioni di pericolo. Occorre ricordare che spesso la violenza psicologica è l'anticamera della violenza fisica.

COME CHIEDERE AIUTO

Linguaggio dei segni
1522 gratuito e attivo 24 ore su 24 con telefono
1522 scaricare l’applicazione per chat con operatrici APPyouPOL geolocalizza, chat per reati con video foto chiamate, segnalazioni anche anonime
Pronto Soccorso
Codice Rosa per donne, bambini, persone discriminate
In Farmacia per chiedere aiuto, servizio attivo dal 2020

Nel Veneto sono operanti Case di Rifugio, Centri Anti Violenza (CAV) e Sportelli che costituiscono una rete di protezione dove le donne possono chiedere aiuto per interrompere un rapporto violento. A febbraio 2022 (2021) è stato istituito un tavolo di coordinamento regionale per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne. Sono coinvolti rappresentanti di tutti gli enti istituzionali locali, le Prefetture, le Forze dell’ordine, l’Ufficio Scolastico, l’Anci, l’Università, le istituzioni sanitarie e sociosanitarie, la Corte d’Appello.
Gli interventi previsti per la prevenzione e il contrasto alla violenza riguardano donne adulte, minorenni e minori vittime di violenza assistita.
In Veneto sono funzionanti 28 Case Rifugio di cui alcune di tipo A cioè ad indirizzo segreto; 26 Centri Antiviolenza; 38 Sportelli.
In provincia di Treviso: Case Rifugio 3; Centri Antiviolenza 5 (Castelfranco, Montebelluna, Treviso, Vittorio Veneto, Quinto di Treviso); Sportelli 4 (Asolo, Pieve di Soligo, Valdobbiadene, Vedelago).

LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI TREVISO (dati aggiornati a settembre/ottobre 2022)

Numero richieste d’aiuto da parte di donne che si sono sentite in pericolo per violenza e stalking:
Centro Antiviolenza di Vittorio Veneto, dall'1 gennaio al 28 ottobre 2022, 76 donne
Centro delle Donne libere dalla violenza, dall'1 gennaio al 31 ottobre, 47 donne
Centro Nilde, dall'1 gennaio al 30 settembre 2022, 50 donne
Stella Antares, dall'1 gennaio al 31 ottobre 2022, 68 donne
Telefono Rosa di Treviso, dall'1 gennaio al 27 ottobre 2022, 154 donne

CENTRI ANTIVIOLENZA

Centro Nilde di Castelfranco Veneto, tel. 347 5575717, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Centro Antiviolenza Stella Antares di Montebelluna, tel. 389 9134831, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Telefono Rosa di Treviso, tel. 389 9134831, oppure 0422 583022, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., sito: http://www.telefonorosatreviso.org/
Centro Antiviolenza di Vittorio Veneto, tel. 0438 569451-450, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Centro delle Donne Libere dalla Violenza di Quinto di Treviso, tel. 340 1008065, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., facebook: Centro delle donne libere

DA DOVE RIPARTIRE?

Secondo il rapporto ISTAT-Regioni 2021 “è elevata la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita”.
Solo il 12,2% delle violenze da partner e il 6% di quelle da non partner viene denunciata.
La solidarietà è importante perché la violenza non va mai taciuta, non va accettata, non va giustificata.
E’ utile proteggere donne e bambini dalle violenze maschili, ma anche il maschio deve poter affrontare il suo problema e guidato a prendere coscienza per liberarsi della violenza alle radici.
L’elaborazione delle proprie emozioni può essere un percorso inedito per molti adulti maschi, non abituati nemmeno a immaginare la realtà oltre che la legittimità di un’autonomia femminile che li destabilizza fino a farli sentire limitati, impotenti, rancorosi.
L’85% dei maltrattanti, senza supporto, tornano a usare violenza contro le donne.
Come riconosciuto dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (c.d. Convenzione di Istanbul), e in linea con la normativa internazionale e nazionale, nonché con l’articolo 2 lettera e-ter della L.R. 5/2013 “Interventi di recupero dei soggetti responsabili degli atti di violenza di cui alla normativa nazionale e agli strumenti di attuazione nazionale”, gli interventi rivolti agli autori di violenza contro le donne rivestono un ruolo importante nell’ambito della prevenzione e della modifica di modelli comportamentali violenti.

CENTRI DI AIUTO PER UOMINI (Rilevazione dei Centri per il trattamento di uomini autori di violenza, Regione Veneto, Novembre 2020)

Servizio Uomini Maltrattanti, Padova, Gruppo R SCS
Un Nuovo Maschile, Rovigo, Peter Pan Società Cooperativa Sociale Onlus
Cambiamento maschile - Spazio di ascolto per uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive, Montebelluna (TV), Una Casa per l'uomo Società Cooperativa Sociale
G.R.U. Gruppo Responsabilità Uomini, Venezia, Cooperativa sociale Iside
Centro Educativo alle Relazioni Affettive (C.E.R.A), San Donà di Piave, Fondazione Eugenio Ferrioli e Luciana Bo onlus
Centro Ares, Bassano del Grappa (VI), Associazione Ares
Spazio di ascolto N.A.V. - Non agire violenza scegli il cambiamento, Verona, Comune di Verona

«La struttura psichica, quella conscia e quella inconscia, si forma all’interno della società di appartenenza: la famiglia, la scuola, la vita sessuale, il lavoro, le passioni, gli ideali, i sogni, tutte le esperienze prendono forma all’interno del tessuto sociale», scrive Marina Valcarenghi, psichiatra milanese, autrice di un libro che racconta la sua esperienza clinica ormai ventennale, Ho paura di me.
Nel suo racconto Valcarenghi mostra come i molestatori, i maschi violenti non suscitano l’interesse di nessuno, né dei politici, né dei medici, né dei formatori, né dei criminologi: è come se fossero dei paria della società. Perché, ci si chiede, uno dovrebbe confessare pulsioni pedofile o un istinto violento, ed essere condannato per sempre? E infatti non accade, e quest’uomo, invece di tentare di capire come trasformare il suo istinto violento in altro, ci si abbandonerà come se non fosse artefice delle sue azioni: dall’immaginare violenze sulle donne o anche sui bambini, passerà a compierle.
«La struttura psichica, quella conscia e quella inconscia, si forma all’interno della società di appartenenza: la famiglia, la scuola, la vita sessuale, il lavoro, le passioni, gli ideali, i sogni, tutte le esperienze prendono forma all’interno del tessuto sociale», scrive Valcarenghi.
Oggi molte famiglie vivono in analfabetismo emotivo e in mancanza di relazioni. Per contrastare la violenza di genere si deve porre attenzione al walfare, proteggere la famiglia a partire dalla scuola d’infanzia per poterne percepire le dinamiche problematiche ed intercettare ragazzi che potrebbero sviluppare comportamenti violenti in modo da poter costruire una società futura dove crescere cittadini responsabili.